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Una domenica al Carnevale di Fano
la festa più dolce che ci sia

Gioia, divertimento, quintali di dolciumi, maschere e colori sono solo alcune caratteristiche del Carnevale di Fano che dal 1347 animano le vie di questo splendido borgo nelle Marche nel mese di febbraio.

Una camminata tra vicoli e viali storici pieni di locali e ristoranti tipici conduce alla piazza principale, XX Settembre, cuore di Fano e del Canevale più dolce d’Italia.

Atmosfera gioiosa e colorata con tanta musica, animazione e maschere.

5 MOTIVI PER VIVERE IL CARNEVALE DI FANO

La sfilata dei carri allegorici
Il ``getto`` di cioccolatini e caramelle dai carri
La stravaganza della Musica Arabita
Maschere, animazione e musica in tutte le vie del centro storico
La magica atmosfera del Carnevale nella splendida cornice della città di Fano

La Musica Arabita

Letteralmente “musica arrabbiata”, la Musica Arabita è un tradizionale complesso fanese nato nel 1923 da un gruppo di fanesi che amavano portare gioia e buonumore ad ogni festa e sagra.

La peculiarità di questa “orchestra” sta proprio negli strumenti utilizzati: fisarmoniche, campanacci, barattoli di latta, coperchi, pettini, caffettiere, brocche, ombrelli, bottiglie e bidoni.

Era il modo di divertirsi del popolo fanese, che, escluso dai salotti e trascurato dagli artisti che ricercavano solo il favore dei potenti, si fece la “sua” musica con gli strumenti più bizzarri e strampalati.

La Musica Arabita partecipa al Carnevale con un proprio carro che chiude la sfilata.

I carri allegorici

Sicuramente protagonisti del Carnevale di Fano, i carri allegorici sfilano in tutta la loro maestosità lungo Viale Gramsci, ma come vengono realizzati?

Il materiale principale è la cartapesta, alla quale si sono però affiancate, con il tempo, tecniche sempre più evolute che utilizzano anche il polistirolo e la resina. Per realizzare i loro progetti, i mastri carristi lavorano con passione per quasi tutto il periodo dell’anno affiancati da artisti, falegnami, fabbri, tecnici del suono ed animatori. Ogni anno i carri allegorici rispecchiano un tema che, per l’edizione 2024 è “fuori dalle righe…e dagli spazi” dove a dominare è la stravaganza.

La sfilata inizia alle 15 ed è stata caratterizzata da tre giri completi del viale: il primo è stato un giro di presentazione dei carri stessi, mentre nel secondo (forse il più atteso) è dedicato al cosiddetto “getto” ovvero il lancio dei dolciumi. Il terzo giro, invece, è sicuramente quello più suggestivo, in quanto viene fatto al calar del sole, dove si possono ammirare i carri illuminati da luci colorate ed arricchiti da fumo ed effetti speciali.

L’ultimo giro si conclude verso le 18,30 circa ed il consiglio è quello di rimanere fino alla fine perché l’ora del tramonto unita ai giochi di luce e agli effetti speciali dei carri, creano un’atmosfera unica tutta da vivere.

I gruppi mascherati

Non da meno sono i gruppi mascherati che sfilano tra un carro e l’altro, tra musiche e balli scatenati con maschere sempre diverse e originali.

Una curiosità molto originale è stata quella degli “abbracci gratis”: i componenti di questo gruppo mascherato infatti, hanno regalato abbracci a chiunque li volesse e soprattutto ai bambini, per dare un momento di gioia e di affetto, una componente che dopo la pandemia da Covid-19 è venuta a mancare a causa delle continue restrizioni sul contatto fisico.

El Vulón

El Vulón” o “El Pup” si caratterizza per essere la maschera tipica del Carnevale di Fano dal 1951, ideata dall’artista Melchiorre (Rino) Fucci, nonché vice-presidente dell’Ente Carnevalesca.

ll termine “Vulon”, che nel dialetto locale significa persona vanitosa, superba e gradassa, sembra avere origini francesi: l’espressione si fa risalire alla frase “Nous voulons”, utilizzata dai banditori pubblici quando declamavano leggi e decreti del governo napoleonico sul nostro territorio.

Questo tipico personaggio sembra essere un menestrello spavaldo e buffone caratterizzato da due baffoni, dal pizzetto e dal naso adunco, con indosso un alto cilindro, un farsetto bianco e rosso, sulle spalle un mantello di piume di pavone, i calzoni a paggetto, la calzamaglia, uno stivale con sperone e un gambale di bronzo etrusco. Corona il tutto uno spadone alla cintura e una mandola d’ispirazione greca.

5 COSE DA VISITARE A FANO

In occasione del carnevale, non si può non passeggiare per le vie del centro storico di Fano alla scoperta della storia e della cultura di questa deliziosa città.

Ecco 5 posti da non perdere:

la Rocca Malatestiana
Marina dei Cesari e passeggiata del Lisippo
il Teatro della Fortuna
alla scoperta della Fano romana: mura Augustee e Arco d'Augusto
il Pincio

La moretta fanese

Non puoi andare via da Fano senza aver provato la moretta fanese.

Si tratta di un caffè corretto con Brandy, Rum e liquore all’anice molto diffuso anche nelle zone limitrofe della provincia di Pesaro-Urbino, usato come digestivo o come un energetico pomeridiano.

Utilizzando l’erogatore di vapore della macchina del caffè, si scaldano nel tradizionale bicchierino di vetro, tre cucchiaini di liquore con due cucchiaini di zucchero e una scorzetta di limone, fino a che lo zucchero non sarà completamente sciolto, dopodiché si aggiunge il caffè espresso bollente, tenendo il bicchierino leggermente inclinato in modo da evitare che i due liquidi si mescolino tra loro. Questo passaggio è fondamentale perché la vera moretta si contraddistingue proprio per i suoi tre tipici strati che, partendo dal basso sono: liquore, caffè e cremina del caffè.

 

 

Come nasce la Moretta?

Secondo la tradizione la moretta ebbe origine tra i marinai e pescatori del porto di Fano, che prendevano bevande corrette e molto calde per scaldarsi prima di “andare in mare” anche se la reale origine è tuttora incerta. Infatti, la bevanda potrebbe provenire anche dal centro storico, dove gli spazzini la bevevano al mattino presto, sempre per rinvigorirsi prima di iniziare il lavoro.

Nel 2006 la moretta è stata inserita ufficialmente come cocktail nell’elenco dell’A.I.B.E.S. (Associazione Italiana Barman e Sostenitori) e nel 2011 è stata inserita nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali delle Marche.

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